Organizzato dal Rotary Club di Castellammare del Golfo e Calatafimi Segesta, in collaborazione con l’associazione Triquetra Onlus, si è svolto il 21 dicembre 2011 d.C. presso l’aula consiliare della cittadina castellammarese, un interessante convegno dal titolo “Umanità e divinità in Gesù di Nazareth”. La figura di Cristo nelle sue molteplici sfaccettature è stato il filo conduttore degli interventi dei relatori coinvolti dal presidente del Rotary Maurizio Aiello, il quale ha messo in evidenza in apertura alcune delle domande significative a cui l’uomo di oggi, il cristiano di oggi, è chiamato a rispondere: come possiamo affermare che il Figlio di Dio si è fatto uomo? che Gesù è Dio? Quali fondamenti storici ed escatologici ha il suo messaggio? E’ ancora attuale? Alcuni relatori di spessore hanno tentato di dare una risposta ognuno dal proprio punto di vista e attraverso delle riflessioni molto significative e congruenti tra di loro, a testimonianza della bontà della scelta fatta dagli organizzatori. A partire dal Prof. Antonio Bica, orientalista, Facoltà di studi Arabo–Islamici dell’Università di Napoli, il quale, parlando dell’ebraicità di Gesù, ha messo in evidenza come la realtà e la storicità dei luoghi in cui è vissuto Cristo sottolineano la necessità di un nuovo ecumenismo tra le religioni che superi le differenze e metta insieme le memorie storiche e le affinità religiose. Il Vicario generale della Diocesi di Trapani, Don Liborio Palmeri, ha affrontato con la sua nota sapienza la questione esegetica che riguarda i vangeli e la loro storicità. Ha messo in evidenza come i quattro vangeli fossero dei reportages sulla vita di Gesù, da diversi punti e contesti di osservazione: notava come l’evangelista Luca, per esempio, essendo un medico, è il più “storico e occidentale” di tutti gli altri evangelisti, anche se la sua opera comunque non voleva essere una pura storia ma l’annuncio di un Vangelo di Salvezza. Il Vicario ha, tra l’altro, sottolineato efficacemente come l’archeologia, utilizzata da alcuni per confutare la veridicità dei vangeli rispetto ai luoghi sacri, si sia avvalsa ad un certo punto degli stessi vangeli come guida per la ricerca dei siti. E’ intervenuta pure, la Prof.ssa Anna Pia Viola, docente ala Facoltà di Teologia di Palermo, la quale ha sottolineato che occorre riconquistare l’idea che Gesù per la fede cristiana non è semplicemente la parte umana di Dio; Gesù è il figlio di Dio, per cui per imparare cose di Dio, per saperne di più, invece di guardare soltanto in alto nelle nostre fantasie metafisiche, sia necessario guardare in basso, a Gesù e dire: se Lui fa questo, quindi Dio si comporta così! Interessanti anche le riflessioni del sociologo Piero Rappa secondo il quale Gesù è una realtà storica sempre attuale, per il cristiano cioè l'atteggiamento fondamentale è la trasformazione del mondo e della realtà. Il raggiungimento attraverso la storia del "Regno di Dio”. Cristo era anticonformista, aveva un comportamento deviante che rompeva le regole degli stessi rabbini della società di allora: dava dignità alle donne e ai bambini, li lasciava venire a sé, mangiava a casa dei peccatori e dei pubblicani, accoglieva i lebbrosi e gli emarginati. Attualissimo se pensiamo ai barboni, ai malati e agli immigrati del nostro tempo. Ma è stato ed è anche maestro di comunicazione. La comunicazione di Gesù è apertura, è solo rivolta all'amore: quello verticale del Padre verso il Figlio, quello orizzontale tra l'uomo il suo simile. Quando la comunicazione non incontra un cuore aperto ogni parola è inutile e Gesù sceglie la via del silenzio. La sua comunicazione è provocazione: Gesù spiazza. La sua comunicazione ha strategie imprevedibili, argomenti al limite del paradossale che tolgono alla comunicazione ogni ovvietà. La sua comunicazione è nuova: il suo parlare è nuovo. Le parabole sono storielle semplici tratte dalla vita sociale e familiare del tempo. E' penetrante: Gesù penetra l'uomo, lo conosce, lo attraversa. Ma lo lascia libero, anche di dirgli di ‘no'. L'ultima grande parola di Gesù è il silenzio e il grido inarticolato sulla croce. Avrebbe potuto scendere e costringere tutti a credere con un ultimo mirabolante prodigio. Non lo ha fatto. Da vero uomo è morto. Da vero Dio si è donato affrontando la derisione degli uomini. Perché il dono di sé è la forma di comunicazione più alta. Infine, il Prof. Bellingreri, filosofo e docente di Pedagogia generale all’Università di Palermo, ha chiuso in bellezza il convegno con una notazione di come, tra le ipotesi su Gesù, quella mitico-leggendaria e quella critica dei “puristi” storici, prevalga quella della fede: Gesù vero Dio e vero uomo. Con la sua persistenza e espansione il messaggio di Gesù ha accettato e vinto la prova della storia cui sin dagli inizi lo sfidava Gamaliele, il membro del Sinedrio ebraico: “disinteressatevi di questi uomini e metteteli in libertà, perché se questo disegno o quest’opera è degli uomini si scioglierà da sé, ma se è da Dio non potreste disperderli” (atti degli apostoli V). E così è stato. I dodici apostoli hanno evangelizzato per il mondo e i cristiani non si sono dispersi: ma è lecito chiedersi quanti cristiani oggi sentono e svolgono questa missione di apostolato. Noi concludiamo dicendo che Gesù è stato oggetto di avversione dalla sua nascita alla morte ed anche dopo la morte. Tuttora il suo nome è oggetto di sentimenti diversi e contrapposti. Ma una cosa è certa: nessuno ha saputo parlare come Lui ha parlato; nessuno ha saputo agire, come Lui ha agito; nessuno ha saputo operare come Lui ha operato, nessuno ha saputo amare, come Lui ha fatto. Il suo messaggio, la sua Parola, ancora oggi, a duemila anni di distanza, conserva il suo fascino originario, rimane attuale. Nulla di ciò che quest’uomo diceva agli uomini di Palestina ha subìto, per gli uomini di oggi, la minima svalutazione. Mentre la storia ha distrutto tante verità nel corso dei secoli, filosofie, ideologie come il comunismo e fascismo, continua a distruggere forme di economie come il capitalismo (la crisi economica dell’occidente ne è una prova!), invece la sua parola resta simile a se stessa, presente in ogni tempo, al di là del tempo, universale. Dall'alto dei suoi duemila e passa anni quella Parola continua a interpellarci. Tutti.
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