Un piccolo Rotary club che si misura con la grande storia
Interessante conviviale organizzata il 20 novembre dal Rotary Club Termini Imerese, sugli scavi archeologici di Himera, con l’intervento della Dott.ssa Francesca Spatafora e del Dott. Stefano Vassallo della Sovrintendenza ai Beni Culturali della Regione Sicilia, dell’Ing. Roberto Romano Responsabile “Italferr” e del Prof. Piero Longo Presidente della sezione Palermitana di “Italia Nostra”.
Nei vari interventi a cominciare da quello del Prof. Longo e in ultimo a quello del Dott.Vassallo, si è analizzata la molteplice valenza di questi ritrovamenti.
Dalla casualità del ritrovamento, è infatti a seguito dei lavori per il raddoppio ferroviario del tratto Buonfornello-Cefalù Ogliastrillo, eseguiti dalla società delle Ferrovie dello Stato la “Italtferr”, che è avvenuta la scoperta di una necropoli di epoca ellenistica nell'area archeologica dell'antico insediamento di Himera, contenente migliaia di tombe di vario tipo, si è arrivati a considerare l’opportunità storica culturale e turistica, che è sicura risposta per le aspettative di un territorio mortificato da un ondeggiante sviluppo industriale che nel tempo ha abbandonato quelle scelte che avevano creato in quell’area un polo produttivo di elevata potenzialità.
La scoperta è stata fatta nell'area del tempio greco che viene lambito dal tracciato ferroviario. Poco più in alto si trovano i resti dell'insediamento urbano di Himera, che aveva le funzioni di avamposto ellenico rivolto verso la Sicilia cartaginese.
La città di Himera sorgeva su un ridente pianoro di forma triangolare, bagnato dalle sacre acque di un fiume, dal quale prese il nome. Colonia greca di notevole importanza accanto alle importanti colonie della ricca Grecia siceliota, quali Zancle (che in seguito mutò il suo nome in Messina), Siracusa, Myles (oggi Milazzo), mentre ad est era dominante l’egemonia di Cartagine.
Secondo Tucidide, a fondarla furono un gruppo di Calcidesi di Zancle sotto la guida di Euclide, Simo e Saccone, e dei siracusani in esilio a causa della guerra civile scoppiata in quel periodo nella città aretusea.
La sua rilevanza, oltre che strategico-militare di avamposto greco, fu quella di importante sbocco nel Tirreno caratterizzato dal commercio con l’Etruria e la Spagna dalla quale provenivano le copiose quantità di argento usate per coniare moneta, peculiarità questa che la distingueva dalle altre colonie greche.
Fu proprio la vicinanza al mare a segnare il suo destino. Nel 480 a.C. Terone, tiranno di Akragas, invase Himera, per appropriarsi di una città che poteva garantirgli l’accesso ad un porto della costa settentrionale della Sicilia, con tutti i vantaggi commerciali che ne conseguivano, mettendo in fuga Terillo, despota di Himera. Quest’ultimo, allora, chiamò in suo soccorso i Cartaginesi che giunsero in Sicilia con un notevole spiegamento di forze militari (composto soprattutto da mercenari Libici, Iberici, Liguri, Corsi e Sardi). L’esercito punico, sotto la guida di Amilcare Barca, era costituito di circa trecentomila uomini e più di duecento galere e altre navi. Terone, preoccupato dal massiccio contrattacco cartaginese, chiese aiuto a Gelone di Siracusa. Grazie al suo intervento i Greci inflissero una pesante sconfitta ai Cartaginesi e, come scrive Diodoro, soltanto pochi di essi tornarono in patria, annunciando che i loro compagni erano tutti morti. Furono costruiti templi e coniate speciali monete per celebrare la vittoria che la tradizione vuole sia avvenuta lo stesso giorno della celeberrima battaglia di Salamina. Il successo militare portò inoltre un periodo di pace e prosperità durante il quale la città poté svilupparsi anche artisticamente e culturalmente.
Questa fase fu bruscamente interrotta nel 408 a.C. quando Annibale, nipote di Amilcare, decise di vendicare la sconfitta subita dai suoi avi. Dopo aver saccheggiato Selinunte, si diresse infatti verso Himera, non più protetta dall’esercito siracusano. Questa volta i Cartaginesi ebbero la meglio: Himera fu completamente distrutta ed i suoi abitanti trucidati o deportati a Cartagine. Il colpo sferrato dai Punici segnò definitivamente la rovina della città. Qualche anno più tardi, dietro compenso, venne concesso ai deportati di tornare in Sicilia per popolare la Thermae, fondata dai Cartaginesi nel 407 a.C., insieme con altri coloni di origine africana.
Purtroppo la sanguinosa disfatta di Himera, i secoli e l’incuria moderna (ricordiamo che gli scavi sono iniziati solo in tempi relativamente recenti) ci hanno negato un patrimonio artistico di grandissimo valore. Tuttavia, grazie anche agli studi compiuti dal dipartimento di archeologia dell’università di Palermo, e al prezioso intervento della sovrintendenza ai Beni Culturali della Sicilia siamo riusciti a riappropriarci di un preziosissimo bene che testimonia nei secoli la grandezza della nostra terra.
Accorato e quasi commosso l’intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Termini Imerese la Dott.ssa Angela Campagna che ha plaudito all’iniziativa del locale Rotary Club di porre attenzione alla valorizzazione di questi preziosi beni culturali.
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